Tracce di tempo nascoste che solo a toccarle fanno ancora male e che si mischiano a profumi che sanno di antico, in qualche modo di buono. Prepotenti messaggi di odio che si scagliano feroci contro i ricordi di quei profumi e li contaminano, questo e molto altro è racchiuso in Cucina Buona In Tempi Cattivi, il primo progetto di un gruppo di dinamici attori della compagnia Fucina Zero.

Fucina zero: il racconto del Fascismo al Teatro Studio Uno

La compagnia Fucina Zero, nata nel 2018 sotto la spinta del regista Matteo Finamore e del drammaturgo Francesco Battaglia, sbarca al Teatro Studio Uno con uno spettacolo malinconico portato in scena dagli attori Andrea Carriero, Lorenzo Guerrieri, Paolo Madonna e Sara Giannelli. 
Tante volte si è cercato di dare un senso a una delle pagine più brutte nella nostra storia nazionale ed europea, ma, alla fine, il Fascismo può essere raccontato solo dando ancora voce ai singoli protagonisti che ne vissero le brutture e la violenza, a chi, come accadeva spesso, era costretto a lasciare il proprio nido per andare a consacrare la guerra di altri e che come una pedina veniva estirpato dalla propria casa.
Questo spettacolo parte proprio da questo: Guido, giovane cuoco di una provincia abruzzese viene chiamato alle armi sotto il famoso grido di “Spezzeremo le reni alla Grecia”, lasciando dietro di se una madre malata, un fratello stravagante e una valanga di sogni di gioventù. Nonostante non sia lui a combattere in prima linea, dalle cucine dell’accampamento fascista in terra ellenica, Guido fomenta una fame di liberta negata e a modo suo si ribella a un regime che non lo rappresenta. Il ritorno al freddo paesino natale di Villa Santa Maria è l’unico obiettivo del giovane.

La Brutalità della guerra nei tempi di un pasto

Ogni macro sequenza dello spettacolo viene creativamente divisa seguendo i tempi di un pasto, diluendo sin da subito alle brutalità della guerra una serie di portate tipiche della tradizione abruzzese: un piccolo cappelletto introduttivo prima di ogni scena da spazio alla spiegazione accurata di una di queste ricette ed è cosi che la pièce comincia con un antipasto, che introduce lo scenario storico, poi con una portata principale, che afferma la durezza, il sapore forte di quei tempi, una seconda portata e un dessert finale.

Ci troviamo di fronte a un lungo viaggio di ritorno verso casa, verso quello che è ancora in piedi in un mondo dove tutto cade a pezzi. Durante lo svolgimento dell’opera la platea incontrerà almeno una decina di personaggi che ruotano intorno al protagonista in balia di mille accenti e culture diverse che gli altri tre attori magistralmente interpretano. Nonostante questa incredibile giravolta di caratteri e personaggi, gli attori in scena riescono a mantenere delle linee guida forti, mostrando a tutti i repentini e leggeri cambi d’abito e lasciando poco spazio allo straniamento che potrebbe crearsi. Le luci seguono spesso l’andazzo del pathos che sale e scende attuando una giostra emotiva che fa balzare più di qualcuno sulla sedia. Ci sono, infatti, dei picchi percettivi molto forti: in particolare i ruoli interpretati dall’unica attrice donna sulla scena, Sara Giannelli, stupendamente atroce e convincente.

Molto interessante l’iniziativa di questa compagnia di esporre, con possibilità di acquisto, delle borracce in metallo per contrastare le problematiche ambientali, un occhio attento non solo alla cultura teatrale ma anche al rispetto verso un mondo sempre più in pericolo.

Fonte: Gufetto.press
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